Haqiqat Rai

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Haqiqat Rai, o Haqiqat Rai Puri (Sialkot, ... – Lahore, XVIII secolo) era un ragazzino di Sialkot, vissuto nel XVIII secolo, che venne giustiziato a Lahore (Impero Moghul) per essersi rifiutato di convertirsi all'Islam.

È considerato un martire sia dall'induismo che dal sikhismo.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Haqiqat Rai nacque a Sialkot, nel Punjab, suo padre si chiamava Baghmal e la sua famiglia apparteneva al clan Puri.[2] Le fonti disponibili collocano la data della sua nascita in anni diversi, spaziando dal 1719 al 1724.[3][4]

Un giorno alcuni dei suoi compagni di scuola insultarono gli dèi indù ed egli rispose insultando Fatimah, una delle figlie di Maometto. A causa di ciò, fu portato davanti al qadi (magistrato musulmano), il quale lo condannò a scegliere tra la conversione all'Islam e la pena capitale.[2]

Nonostante le pressioni e i tentativi di convincerlo, il ragazzino rifiutò di convertirsi all'Islam e fu pertanto decapitato a Lahore per ordine del governatore Zakariyya Khan[2]. Varie fonti collocano la data della sua morte in anni diversi: 1732[5],1735[6],1742[1] e 1791[7].

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1782, un poeta di nome Aggra (conosciuto anche come Agra o Aggar Singh) scrisse un var (poesia) in lingua punjabi intitolato Haqiqat Rai di Var.[7] In questa poesia il ragazzino è rappresentato come un martire indù;[2] il maharaja Ranjit Singh venerava invece Haqiqat Rai come martire Sikh.[1]

Nei primi anni del XX secolo (1905-10) la leggenda del martirio di Haqiqat Rai fu resa famosa da tre scrittori bengalesi, le cui versioni però sono molto diverse.[3] Il movimento Ārya-Samāj mise in scena uno spettacolo, Dharmaveer Haqiqat Rai, come esempio di profonda fedeltà all'induismo. Inoltre stampò numerose copie della leggenda e le distribuì gratis o al prezzo simbolico di due paisa.[8]

Prima della divisione dell'India nel 1947, gli induisti si recavano al suo samadhi (il tempio per commemorare i morti) a Lahore durante il festival Basant Panchami[9] e anche il samadhi di Sialkot era un luogo di pellegrinaggio.[10] Nel 2004, il quotidiano pakistano Nawa-i-Waqt si oppose alle celebrazioni del Basant Panchami in Pakistan, sostenendo che il festival celebrasse l'insulto che Haqiqat Rai aveva rivolto a Maometto.[11]

Un altro samadhi dedicato a Haqiqat Rai si trova al Boeli di Baba Bhandari (nel distretto di Hoshiarpur) e anche qui la gente viene a porgergli omaggio durante il Basant Panchami.[12] A Batala, nel distretto di Gurdaspur, oltre al santuario dedicato ad Haqiqat Rai, si trova anche un samadhi dedicato a Sati Lakshmi Devi, la sua presunta moglie.[13]

In India molte città hanno zone intitolate a Haqiqat Rai, principalmente quelle dove si sono stabiliti i profughi della divisione come, ad esempio, Hakikat Nagar a Delhi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c W. H. McLeod. The A to Z of Sikhism. Scarecrow Press. p. 87. ISBN 978-0-8108-6344-6.
  2. ^ a b c d e Ishwar Dayal Gaur (2008). Martyr as Bridegroom: A Folk Representation of Bhagat Singh. Anthem Press. pp. 45–. ISBN 978-81-905835-0-3.
  3. ^ a b Himadri Banerjee (2003). The other Sikhs: a view from eastern India. Manohar. ISBN 978-81-7304-495-3.
  4. ^ Gokul Chand Narang (1972). Glorious history of Sikhism: from the times and teachings of Guru Nanak to the death of Maharaja Ranjit Singh. New Book Society of India. pp. 70–71.
  5. ^ Ahsan Jan Qaisar; Som Prakash Verma; Mohammad Habib. Art and Culture: Endeavours in Interpretation. Abhinav Publications. p. 9. ISBN 978-81-7017-315-1.
  6. ^ Reeta Grewal; Sheena Pall; Indu Banga (2005). Precolonial and colonial Punjab: society, economy, politics, and culture: essays for Indu Banga. Manohar. p. 176. ISBN 978-81-7304-654-4.
  7. ^ a b Harbans Singh, The Encyclopaedia of Sikhism: S-Z. Publications Bureau. p. 413. ISBN 978-81-7380-530-1.
  8. ^ Nandini Gooptu, The Politics of the Urban Poor in Early Twentieth-Century India. Cambridge University Press. pp. 223–. ISBN 978-0-521-44366-1.
  9. ^ Pran Nevile (2006). Lahore: A Sentimental Journey. Penguin Books India. pp. 23–. ISBN 978-0-14-306197-7.
  10. ^ Pritam Singh and Shinder Thandi, ed. (1996). Globalisation and the region:explorations in Punjabi identity. Association for Punjab Studies (UK). p. 49. ISBN 978-1-874699-05-7.
  11. ^ "EDITORIAL: Can't we have a nice time?". Daily Times. 16 febbraio 2004 .
  12. ^ Basant Panchami celebrated in traditional way. The Tribune. 21 gennaio 2010 .
  13. ^ India. Director of Census Operations, Punjab (1996). Census of India, 1991: Punjab. Controller of Publications. p. 17.
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